LA
MORTE PER VINCERE LA MORTE?
I cattolici e la pena di morte
Di
Marco Fantoni
I caso di Timothy McVeigh, la persona che oltre due anni fa compì la
strage di Oklahoma City dove perirono 168 persone, ha rilanciato il dibattito
sulla pena di morte. Mc Veigh difficilmente sarà graziato dai giudici
di Denver.
Subito i pareri pro e contro sono emersi tramite i mezzi di comunicazione. Alcuni
famigliari delle vittime si sono chiaramente opposte a questo "strumento
legale" come pena. Il padre di una di loro ha infatti dichiarato che condannare
a morte un assassino è solo un'altra forma di omicidio. Altri, la pena,
non la mettono neppure in discussione.
La presa di posizione della Conferenza episcopertine/copale cattolica americana è
stata espressa tramite il cardinale di Boston, Bernard Law ed il vescovo di
Spokane, William Skylstad che hanno criticato la condanna a morte: "La
fede ci chiama a cercare giustizia, non vendetta. La pena di morte, perpetua
un pervasivo circolo di violenza e diminuisce ancora il valore della vita. Uccidere
un assassino non è il modo di fermare gli omicidi nella nostra terra.
Il crimine commesso a Oklahoma City è orribile e le nostre preghiere
resteranno sempre con i familiari delle vittime, però esistono mezzi
appropriati per punire rispettando la dignità della persona".
Come dire, non è ammazzando gli assassini che si fa giustizia, legalizzando
un altro omicidio. Cos'è in effetti la pena di morte se non un omicidio
legalizzato? Il diritto di un essere umano di poter giudicare, con tutte le
attenuanti del caso, una persona che ha commesso un delitto, una strage o quant'altro
e poi potere o dover decidere per la soppressione della vita, non lo ritengo
essere la via giusta. Certo, i sentimenti umani, in modo particolare di chi
è coinvolto direttamente spingono a voler vedere il colpevole condannato
drasticamente. Ma non sempre questi sentimenti sono obiettivi e soprattutto
come cristiani non dobbiamo cadere nella trappola della politica dell'occhio
per occhio, dente per dente. Forse è facile a dirsi, certo, ma un padre
coinvolto in questa tragedia, pur con sforzi e problemi psicologici notevoli,
è riuscito a superare la voglia di vendetta, arrivando appunto a lottare
contro la pena di morte da infliggere all'assassino della propria figlia e dichiarando
di non essere purtroppo ancora riuscito a pregare per McVeigh, ma che il catechismo
gli ha insegnato che ognuno ha un'anima, ed è tempo anche per lui di
lavorare sulla propria.
Il cardinale Law richiamando la dottrina della Chiesa ha aggiunto "La pubblica
autorità dovrebbe limitarsi ai metodi non sanguinosi, che sono sufficienti
a difendere le vite umane contro un'aggressione" aggiungendo poi con parole
sue "La vera domanda è: cosa fa la pena capitale alla nostra società,
piuttosto che al criminale? Una società in cui già esiste una
gravissima spirale di violenza".
La giustizia statunitense, o meglio parte di essa come pure quella di altri
Stati, hanno a disposizione questa pena che ha dimostrato di non valere come
deterrente per combattere altre morti. Dunque non è con la morte che
si combatte la morte. Se infatti lo scopertine/copo di questa pena è l'intimidire
ibalordi, non ci siamo ed in più si contribuisce a mantenere quel sentimento
di odio verso gli assassini, come detto comprensibile umanamente, ma inutile.
Il rispetto per la vita umana, l'Uomo al centro, vale anche verso chi è
colpevole di atti efferati. Allora lo sforzo deve andare verso quei valori di
rispetto a cui l'uomo è continuamente richiamato e che per i cattolici
si rifà alle sollecitazioni del Santo Padre che da sempre rende tutti
attenti sul valore del rispetto alla vita, come dimostrano i puntuali richiami
sul problema dell'aborto, dell'eutanasia, della fame nel mondo e dell'ingiustizia
sociale. Citiamo l'ultimo appello proprio sulla pena di morte per il caso O'Dell
dove Giovanni Paolo II ha rammentato che "la vita di ogni persona dipende
soltanto da Dio".
La pena di morte rientra dunque in questo discorso, pur avendo commesso un reato
grave, la persona deve essere vista come tale e non come qualcuno da sopprimere.
"Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate
dunque e imparate che cosa significhi: "Misericordia io voglio e non sacrificio".
Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". (Mt.
9, 12-13)